Iniziamo col dire che c’è una grande differenza tra respirare con la bocca e respirare col naso, il naso infatti funge da prima barriera contro polvere e microorganismi potenzialmente dannosi per il nostro corpo e secondariamente inizia qui il processo di riscaldamento e umidificazione dell’aria che è estremamente utile prima che questa proceda lungo il percorso verso i polmoni.

Sapreste dire se respirate prevalentemente con il naso o con la bocca? Si? E come respirate quando dormite? Come respirate quando parlate? Come respirate quando mangiate?

Primo step: ponete attenzione a questi diversi momenti ed iniziate a conoscere più dettagliatamente come funzionate, quando avrete osservato potrete iniziare ad apportare piccole, significative modifiche al vostro modo di respirare.

Cercate di usare il naso quanto più vi è possibile sia in inspirazione che in espirazione, sforzatevi di rallentare il ritmo della vostra esposizione quando parlate per emettere suoni solo quando espirate, vi sembrerà inizialmente innaturale o artificioso ma sarà una lenta educazione a recuperare un giusto ritmo.

Respirare con il naso vi consentirà di regolare il flusso di aria che entra, anziché prendere grandi boccate di ossigeno avrete un ingresso graduale e potrete sperimentare le possibilità legate ad un secondo elemento della respirazione, la sua durata.

Sapreste dire quanto dura il vostro inspiro? E quanto dura l’espiro? Immagino che molti non lo sappiano ancora. Secondo step: contate i secondi di ogni fase del respiro, senza modificare il vostro naturale ritmo, solo per conoscenza, quanti secondi per ogni fase? Una volta che saprete anche questo sarà utile considerare che esistono altri due momenti del gesto respiratorio (e quando dico gesto intendo qualcosa di volontario!), esistono due pause naturali una a polmoni pieni che avviene dopo ogni inspirazione e una a polmoni vuoti che accade dopo ogni espirazione. Ora siete pronti per il terzo step: il rapporto tra inspirazione ed espirazione.

Il rapporto tra inspiro ed espiro è di 1 a 2, cioè se l’inspirazione durasse un secondo, l’espirazione durerebbe due secondi. Ponete attenzione al vostro naturale respiro e verificate che il rapporto sia corretto, sapendo che in stati di nervosismo, stress, agitazione il ritmo potrebbe essere diverso. Introducete l’attenzione alle pause tra i due atti, il solo fatto di attivare l’attenzione farà sì che prendano campo, semplicemente notate che esistono. Arriviamo al quarto step, il più complesso, che prevede di prendere consapevolezza del “dove” si svolge il respiro.

Molte delle persone con le quali lavoro arrivano con una respirazione toracica, ovvero tendono a portare il respiro in alto. Dove sentite il vostro respiro? Per conoscere meglio questo aspetto potete sdraiarvi a terra e poggiare una mano in alto, sul torace, e una in basso, sull’addome e semplicemente notare quale parte del corpo si muove naturalmente.

Una volta osservato questo aspetto vi sarà utile sapere che la maggior parte della nostra capacità polmonare sta nella parte bassa del polmone, sotto la sua metà e che quindi sarà importante imparare a respirare con l’addome.

Infine potrete unire la respirazione diaframmatica, con quella toracica e con quella clavicolare sperimentando un’onda che vi attraversa e vi rigenera