Per la maggior parte del nostro tempo ci identifichiamo con la nostra mente, quella funzione che possiamo usare per pensare, immaginare, pianificare, ricordare, organizzare, analizzare, associare…
Usata con la consapevolezza che sia una funzione e non la totalità del nostro essere, la mente consente al corpo e all’anima di trarre il meglio dall’esperienza che facciamo vivendo; la totale identificazione con la mente invece, rischia di limitare l’esperienza della vita stessa, di alimentare paure e/o comportamenti causa di malessere e di farci incontrare la fatica o il dolore o il disagio psicologico.
La mente è spesso inquieta, agitata, piena, a causa delle preoccupazioni che invadono i nostri giorni, o dei progetti che desideriamo realizzare; la tranquillità della mente appare spesso come un’oasi in un deserto, un desiderio che sfuma, che si allontana, è una condizione che ricerchiamo attivamente, quasi come fosse una meta da raggiungere, tuttavia, quando si arriva ad uno stato di serenità mentale o di maggiore tranquillità rispetto al punto di partenza, ci si accorge che non si tratta affatto di una meta ma di una condizione instabile, che non è scontato mantenere e che richiede un impegno costante.
Le vie per avvicinarsi ad una mente quieta sono molteplici e ognuna di esse può adattarsi a momenti specifici della vita: si può ricorrere alla psicoterapia quando si sperimenta un disagio psicologico quale depressione, ansia, dipendenza, disturbi del comportamento alimentare (…), al mental coaching quando c’è un obiettivo specifico da raggiungere, allo yoga e alla meditazione quando il desiderio ha un respiro più spirituale.