Definire lo spirito è per sua natura impossibile, lo spirito è immateriale e trascendente, a volte lo intendiamo come sinonimo della vita stessa, o della forza vitale, dell’energia che ci anima.
La difficoltà di definizione ci porta a parlarne distinguendolo dall’aspetto concreto e materiale della vita stessa, con il quale però è indissolubilmente legato.
Corpo, mente e spirito si muovono insieme, si influenzano, si supportano, si compensano.
Spesso accade che si rifletta sullo spirito quando si è in difficoltà, nelle fasi critiche, quando la razionalità non basta a sostenerci, quando si vive lo smarrimento, in quei momenti l’ascolto si fa più sottile, più acuto e lo spirito si affaccia al nostro sentire quasi fosse un rifugio.
Più difficile è avere cura dello spirito quando tutto sembra andar bene (chi può mai dire cosa sia bene?) a meno che, una volta sperimentata la sua azione nel nostro vivere, si decida di dargli credito e lasciare che spazi nuovi si aprano nelle profondità del nostro cuore e l’abbandono fiducioso conquisti il suo posto stabile dentro di noi.
Affinché questa presenza acquisti uno spazio concreto nella nostra vita promuovo percorsi individuali o di gruppo che comprendono:
● l’insegnamento di asana o posizioni legate alla millenaria tradizione dello yoga;
● la cura della respirazione e l’introduzione al pranayama;
● la conoscenza degli otto anga, ovvero gli otto vasti elementi di cui lo yoga si compone;
● una particolare attenzione alla pratica della meditazione.